lunedì, maggio 24, 2010
Come nasce una striscia (18) Singloids dei Persichetti Bros
Questa volta è il turno di Singloids dei Persichetti Bros. Confesso la predilezione per questa striscia, sa raccontare una generazione come poche altre e soprattutto sa farla ridere di se stessa. È nata nel posto e nel tempo sbagliato. Ma di loro abbiamo già parlato bene nella presentazione, quando furono arruolati alla causa di Balloons. Aggiungo solo che, contro la corrente di pensiero che vuole più minimalismo nelle tavole di questo genere, vado matto per la cura, i dettagli e le minuzie con cui è costruita. Da un bel pezzo corteggiavamo Stefano Tartarotti, il disegnatore del trio Persichetti, per fargli raccontare come veniva cesellata una Singloids. Lui ama descriversi pigro ma, come spesso succede, è un vezzo dei perfezionisti dotati di talento che non si perdonano niente. Giudicate voi dalla sua dettagliata esposizione. Aggiungo solo un particolare, magari confortante per chi avesse incertezze o tremori nella propria passione. Tartarotti è un professionista del disegno, ovvero campa dall'illustrazione. Ma da Singloids, una delle strisce con la produzione più regolare e continua di questi ultimi anni, distribuita gratuitamente con licenza Creative Common, non ricava mezzo euro. Eppure guardate il tempo e l'attenzione con cui ogni singola striscia è creata.
Gli cediamo la parola.
L'idea
I testi di Singloids sono scritti a 6 mani. Visto che non siamo i fratelli Cohen che pensano e parlano quasi in sincrono e che non ci vediamo tutti i giorni, abbiamo deciso di scrivere ciascuno le proprie strisce con una certa indipendenza. Certo, a volte alcune strip nascono da una chiacchierata a tavola, oppure uno di noi abbozza un'idea di soggetto per una o più strip ed un altro la sviluppa. Ma il più delle volte ciascuno scrive autonomamente la sceneggiatura delle proprie strisce.
Quando abbiamo un'idea? Dipende. Per quanto mi riguarda quando sono lontano dalla tastiera, mentre faccio il criceto sul tapis roulant o sono in giro in bicicletta, ma soprattutto mentre faccio la doccia. Lo so è scomodo e bizzarro, ma non posso farci nulla. Sotto la doccia la mia mente galoppa felice, le idee si affollano e i dialoghi prendono forma con estrema rapidità. Poi siccome ho pochissima memoria a breve termine, devo correre ancora gocciolante a scrivere l'idea sulla tastiera nel mio mac o registrarla a voce sul cellulare.
Bob invece ha il panico da pagina vuota e di solito si limita a sceneggiare le sciocchezze che dice nella vita di tutti i giorni parlando con amici e parenti. Ted invece pare abbia un suo quadernino segreto dove annota con la maniacalità di un serial killer tutte le strisce che gli vengono in mente.
Nonostante talvolta noi stessi non riusciamo a ricordarci chi ha scritto cosa, capita spesso che i lettori che ci conoscono di persona riescano a capire chi ha scritto la strip del giorno sul nostro blog. Ted infatti è molto bravo e portato per le strip più caustiche e per le battute brevi e fulminanti da humour britannico. Bob ama sviscerare le contraddizioni e i non-sense della vita di coppia o più in generale del balletto comunicativo tra i due sessi. Da bravo fanatico razionalista, adora anche accanirsi contro le religioni (è possibile che prima o poi lo venga a cercare un gruppo di picchiatori ciellini). Io invece amo le strip a tema in piccoli gruppi concatenati. In genere sono quelle dai dialoghi più surreali e chiassosi.
La sceneggiatura
Ciascuno trascrive i testi delle proprie strip in un documento on line accessibile e modificabile da tutti tre. Se ci sono commenti, perplessità o suggerimenti da parte di qualcuno, vengono annotati sopra il testo della strip.

Inizialmente serviva qualche animata discussione per fare in modo che le idee e i dialoghi delle strisce proposte fossero più o meno in linea con lo stile generale di Singloids. Ora invece ciascuno ha quasi involontariamente assorbito i caratteri dei personaggi e l'atmosfera generale del fumetto, quindi non succede più molto spesso di dover discutere sulla singola battuta.
Quasi tutte le strip sono concepite singolarmente, capita però che ci siano serie concatenate in sequenza. Queste serie a volte sono di un unico autore, ma più di frequente uno dei tre scrive un certo numero di strisce e gli altri fanno delle aggiunte. Io, per amor di logica, dovrei disegnare una serie completa alla volta, mentre invece, come un insetto dispettoso, scelgo a caso le strip tirando freccette contro il monitor. In questo modo, il più delle volte, tra le strisce già pronte ci sono numerosi gruppi incompleti. Il caos è voluto per amplificare l'ansia congenita di Bob.

Il disegno
Per quanto riguarda la realizzazione pratica delle strisce sono alquanto pigro: da diversi anni disegno e coloro direttamente sul mio Mac. Piedi sul tavolo, gatta che dorme in grembo, tazza di tè in una mano e penna Wacom nell'altra. Questa è la mia scrivania in studio.

Per certi versi Singloids si può definire un fumetto completamente digitale. Scritto alla tastiera, disegnato, inchiostrato e colorato con Photoshop e pubblicato sul web. Raramente vede la carta, diciamo solo nei casi in cui dialoghi o idee vengono prima annotati su un foglietto.
Le fasi del disegno sono basilarmente quattro.
Prima schizzo velocemente su un livello trasparente di photoshop una prima traccia della striscia.

Poi su un livello superiore schizzo in maniera più definita i personaggi, e altri elementi.

Poi su un nuovo livello metto i testi e inchiostro. Come ho già scritto, sono molto pigro ed alcuni elementi (soprattutto gli ambienti) li disegno solo una volta poi li copio e incollo nelle altre vignette.

Infine coloro.

E ora un video registrato della fase di inchiostrazione e colorazione di una striscia di Singloids. Il video è chiaramente accelerato. Per disegnare una strip impiego un paio di ore circa, non 4 minuti.
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venerdì, maggio 29, 2009
Storyboard di Lele Corvi (Come nasce una striscia - 17)
Questa settimana inforniamo noi, come redazione di Balloons, la tavola di Storyboard di Lele Corvi. L'autore ci ha mandato la sequenza preparatoria, il "making of". Il che è bel giro di controsensi per una serie che si chiama storyboard. Serve anche ad allungare i post che abbiamo intitolato "Come nasce una striscia".
Giusto due parole per spiegare la sequenza. È tutto realizzato in digitale, con la tavoletta grafica. Questo è anche il metodo attuale usato da Corvi per produrre con velocità le varie strisce e vignette giornaliere realizzate su commissione. In realtà è la prima volta per Storyboard: le precedenti sono state realizzate con sistema misto, a volte partendo con la Bic usata dal verduraio per fare i conti, oppure con la Pilot sottile, aggiungendo poi il colore al computer.
Prima le matite, poi il ripasso con il nero (che non vedete), poi i colori (seconda tavola), poi le ombre (terza), tutto su vari livelli. Infine la tavola finale con i testi. Con Storyboard Lele si diverte anche a sperimentare, riproponendosi libertà totale di metodi e contenuti.



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mercoledì, settembre 24, 2008
Come nasce una striscia (16) - Pia
Ritorniamo su Happy New Year, la prima striscia con una data di scadenza e diffusa solo via posta. È "fare giornalismo" sulle strip e in questi casi, per scavare sulle origini niente di meglio che far parlare l'autore e aggiungere una puntata alla serie "come nasce una striscia". Scopriremo alcune follie di Mattia Burattin, nom de plume Pia. Il dialogo è stato curato da Umberto Randoli.
In ogni mail scrivi la frase "this is not a funny strip - you are not supposed to laugh". Perché in inglese?
Per assonanza col titolo. ma anche perché volevo mantenere una laconicità e un distacco dalla striscia, che nella madre lingua avrei perso. O perché la prima versione era un gioco di parole: *this is not a comic.* *you are not supposed to laugh.* dove *comic* andava inteso sia come *comico* sia come *fumetto* stesso. Mi piaceva l'idea di affermare che questo non è un fumetto, ma qualcos'altro. Purtroppo striscia in inglese si dice cartoon, non comic come è invece possibile in Italia e allora son rimasto fregato. Poi avevo anche il timore che qualcuno non capisse la volontarietà del gioco di parole e allora ho optato per la linearità e le secchezza e l'inglese è rimasto.
In realtà comic strip significa letteralmente striscia umoristica, cartoon è termine generico usato anche per il fumetto. Potevi mantenere il tuo gioco di parole usando "this is not a comic strip" o non ti piaceva?
Mi piaceva e mi piace un sacco, infatti vi ho rinunciato malvolentieri, ma appunto come ti ho spiegato, non era esatto. Dici che funzionerebbe comunque?
La serie è davvero a termine?
L'antispam risponde per me. Ora quando esco con gli amici resto ossessionato dalla striscia perché prima o poi se ne fa un commento. Voglio uscire da questo incubo dove mi sono cacciato e ricominciarne un altro. Nuovo magari.
Dico incubo perché se è pesante leggere una striscia sempre uguale lo è anche di più farla. E poi, appunto, fosse almeno leggera passerebbe via meglio.
Devo premettere che -e qui mi gioco l'articolo sul vostro blog- che fin da piccolo mi ha fatto terrore l'idea di condannarsi una vita intera a disegnare una striscia sola. Come fa Silver, ad esempio? Non gli vien male? Dopo un po' diventa troppo mestiere e si perde la gioia di farlo. E Schulz?
Oddio. Apprezzo e capisco invece Quino. Infatti la sua striscia ha mantenuto uno standard qualitativo eccelso. Se uno non ha più idee, deve smettere. La questione del mercato è relativa: prima o poi il pubblico si abitua a tutto. Anche a leggere cose nuove. Dylan Dog non è una striscia ma ora lo trovo vuoto come una striscia che dura da secoli. Cito testualmente le parole dell'amico Enrico Banzola: "In ultima istanza si può capire una metamorfosi della serie, ma l'indagatore dell'incubo è nei fumetti il correlativo oggettivo del Partito Democratico. La roba più annacquata dell'universo." :)
Tornando a me, ho scelto di fare delle serie a strisce (quindi più di una) proprio per levarmele di torno prima possibile e quindi dedicarmi alle storie con un inizio e una fine. Come se per contratto dovessi toccare tutti i generi del fumetto! (qui la mia pazzia).
Come nasce l'idea della strip?
Nasce nell'agosto 2006 d'improvviso come solo le visioni sanno fare su un cartoncino che mostro.

Nasce innanzitutto come oggetto estetico. Il testo infatti in origine è un pretesto per il disegno. Se guardi il cartoncino noterai che, sebbene ci sia annotata l'idea generale, l'omino non dice proprio niente. In genere una serie nasce almeno da una battuta prototipo... qui no. Può suonare strana tutta questa faccenda dato che il disegno a posteriori è la cosa più effimera della striscia (tanto è vero che molte battute potrebbero benissimo funzionare anche scritte soltanto) ma sono sincero quando affermo che il mio desiderio iniziale era quello di avere tra le mani una valanga di strisce disegnate in stile retrò. Volevo fare un pattern e un pattern -mi spiace per i lettori- l'ho ottenuto.
La striscia doveva partire il 31 dicembre 2006 e durare tutto il 2007 ma proprio a dicembre mi si inchiodò il computer e persi il treno. ma è normale. meglio così: ho preso il treno dopo che era pure bisestile. A dicembre 2007 (verso il 20) mi sono quindi ritrovato con un cartoncino in mano e dei testi da inventare. Questo in treno (vero) tornando a casa dai miei. In quel viaggio ho scritto le prime 40 strisce di cui ne ho usate 3 credo, la n°1, la n°100 e un'altra che non ricordo. ah, già: la prima di settembre.
E le altre? Quando le disegni? Qual è il momento creativo?
Il metodo è stato questo: adottare lo stesso che usai un anno per scrivere poesie, ovvero segnarmi tutto quello che mi passa per la testa mentre cucino o vado in bicicletta così esattamente come lo penso, senza riscrivere in bella forma. Capita che in un giorno sistemi due settimane di strisce. A maggio (o forse ad aprile) avevo già finito di scrivere le strisce fino a dicembre. Infatti ora mi annoio. Il metodo pratico consiste nel mettere tutte le "battute" in una scatoletta e aprirla ogni giorno per pescare la fortunata che verrà disegnata. Alle volte se ne disegna una inventata il giorno stesso, altre volte si torna più indietro. Avere un serbatoio pronto dà sicurezza. Come avrete notato l'omino ha perso i capelli biondi e guadagnato un enorme ciuffo nero. Questo è frutto di schizzi sovrappensiero.
I testi sono strettamente legati al fatto che la striscia la spedisco solo via mail senza cercarmi pubblicità: sebbene l'omino non sia io -come molti credono, ecco, ad esempio *non* ho un cane- quello che viene esposto è sempre molto intimo. Talvolta ho preso proprio di sana pianta delle poesie già scritte e le ho solamente fatte declamare all'omino (il cui nome viene svelato anche in una vecchia striscia). Ho notato che all'inizio seguivo pedissequamente la mia intenzione di scrivere solo per me (tristaggini, ermetismi, blasfemie...) senza la minima preoccupazione di essere capito dal pubblico, mentre ora sto più attento alla ricerca comunque di una sorta di gag, di un accento finale. E questo è male. Questo è un buon motivo per smettere a Capodanno.

La strip è interessante anche per l'evoluzione grafica del personaggio: in un anno i capelli crescono [sopra la quinta striscia, sotto l'omino 234 tavole dopo].
Di un centimetro al mese.

Le mail sono numerate a scalare mentre le tavole con numero crescente. Non tornano i conteggi delle strisce però.
L'opera (che bello chiamarla opera) finirà con l'email -1 la notte di Capodanno. Per un totale di 367 strisce. L'anno è bisestile quindi fa 366 + 1, ovvero quella striscia che inizio tutto il 31 dicembre 2007.
Il personaggio ha del "già visto" ma non riusciamo a identificarlo. Ti sei ispirato a qualcuno o è solo un'impressione?
Apri un Popeye a caso e avrai la risposta. Il mio primo modello (dai 10 anni in poi) è Jacovitti, poi un giorno mi accorsi -tramite Cip l'arcipoliziotto- che il primo riferimento di Jacovitti era Segar, quindi Segar doveva essere il mio primissimo modello! Pisellino, Poldo, ma soprattutto l'omino standard (quello che costituisce le folle oceaniche in certe vignette) di Segar è il modello del protagonista di H.N.Y. Di Segar mi piacque anche il modo di tratteggiare e di colorare i neri: col tratteggio sporco (vedi la strega cattiva dei mari). Gli occhi vuoti invece derivano da Little Orphan Annie, un fumetto che comprai in epoca recente in edizione Oscar Mondadori e che devo ancora leggere!
Poi se proprio devo dirla tutta io sono un disegnatore precisino (mi piace la linea chiara, netta, pulita) mentre questo fumetto si permette di presentare fisionomie storte e differenti da vignetta a vignetta: questa libertà di errore è voluta sia per praticità (conoscendomi ci metterei ore a fare una striscia come dico io) sia per avvicinamento all'estetica di Krazy Kat che fa dello stortume uno spettacolo da applauso.
A Krazy Kat devo anche l'idea della variazione sul tema: infinite storie con tre elementi. il gioco entro le regole.
Quale tecnica usi? Pennarello del cartolaio sotto casa? Pennini, matite, altro? Risme di A4 rubate da qualche parte?
La tecnica più veloce possibile: la penna. Nonostante non legga Dilbert - è simpatico, ma non sopporto i disegni così rigidi - mi è rimasta in testa una cosa che lessi in un'intervista all'autore: nel suo metodo di lavoro non si permetteva di dedicare più di un'ora alla produzione della striscia del giorno. Tra idea e disegno doveva metterci un'ora, col risultato che spesso faceva tutto di corsa negli ultimi 5 minuti. Ecco, io non riesco a rispettare questa regola - anche perché scrittura e disegno sono temporalmente separati, anche da mesi - però per il disegno mi sono ispirato a questo precetto. Quindi prima di cominciare la traversata mi sono imposto di non soffermarmi sul disegno, di sorvolare su errori e imprecisioni. Infatti per me sarebbe inconcepibile un'evoluzione grafica così pesante com'è avvenuta qui in meno di un anno. Se non mi fossi imposto di disegnare alla "come viene" questo non sarebbe successo. Come ho spiegato anche in un'intervista che uscirà su ergosumpress questo fumetto nasce come esercizio e necessità, necessità che si esaurisce nell'atto. Quindi poco importa il risultato.
A Natale 2007 scavando tra i cassetti della mia vecchia cameretta trovai un blocco di fogli Fabriano lisci da 110 grammi. Era un blocco che nemmeno ricordavo risalente alla IV elementare. I fogli erano giallissimi,bellissimi. Come rito feticista e magico decisi di usare quelli per battezzare la striscia. poi per forza di cose continuai con quelli brutalmente bianchi neon comprati di conseguenza. (mi piacciono le cose vecchie...).
Le dimensioni degli originali (4 strisce per foglio) sono di 20cm x 7cm, avulse da qualsiasi standard, cucite attorno alla statura dell'omino. La penna è la "*Gipi-pen*", pilot g-tec-c4. La pilot dovrebbe seriamente pensare di pagare Gipi come testimonial d'eccezione. Nel 2004 cercavo disperatamente una penna (pennarellino fino) come quelle coi feltrini alle quali ero abituato ma che permettesse di pigiare con più decisione senza rovinarla, quando a un workshop interno al corso di fumetto all'Accademia di belle arti di Bologna Gipi tira fuori la risposta. Grande successo di massa tra gli avventori del workshop. Di qui "la Gipi-pen". Per Happy New Year avevo preso in considerazione anche il pennino, per simulare al meglio lo stile retrò, ma sono impedito. Uso una micromina 2H per fare i bordi delle vignette, la linea del pavimento, del battiscopa e le mattonelle. Ripasso a mano libera tranne i bordi che faccio con la squadra e gli angoli che faccio con la sacra cartolina [NDR: quella mostrata sopra che dette origine a tutto]. Il resto è fatto direttamente a penna per una maggiore espressività e velocità.
Se si analizza bene la composizione si scoprono tutti gli errori che derivano da tale metodo: ingombri, simmetrie, disposizioni sono imperfetti. Anzi: talvolta proprio dissonanti. Ogni tanto - quando sbaglio davvero in preda a un sonno incredibile - taglio e incollo pecette. o ridisegno la striscia da capo, come
fosse un esecuzione per solo di penna, su palcoscenico, da eseguire per intero davanti al pubblico. Il computer è usato solo in casi eccezionali.
Il baffuto esploratore d'inizio '900 a cui accenni su Ciucci è un progetto di strip o fumetto?
Strip. In realtà è più vecchia di H.N.Y. e alcune strisce sono già state pubblicate, ma soltanto a livello provinciale a Bolzano.
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mercoledì, giugno 04, 2008
Come nasce una striscia (15) Richard Thompson
Un'altra puntata della serie "Come nasce una comic strip". Le precedenti sono raccolte in una sezione apposita. L'occasione è data da una splendida tavola - "Drawing a funny cartoon" - che abbiamo chiesto a Richard Thompson. Sono "20 easy steps", venti passaggi semplici - si fa per ridere, in realtà tormentati - del processo creativo dell'autore. "The noted educator", il celebre docente, è alle prese con il mortifero "deadline", il termine di consegna al syndicate.
Seguono alcune note di traduzione per chi non ha confidenza con l'inglese. Un grande grazie a Richard che troverete di nuovo con Cul de Sac tra pochi giorni nel numero di Linus di giugno.
[con un clic sull'immagine andate su un'altra finestra e potete apprezzare la tavola in una versione un po' più grande]
1) Pensa a un'idea comica
2) Prova con pensieri a caso, questo, quello, l'altro
3) Più casuali, verità, bellezza, indaffarato, esausto, appendice vermiforme, Dick Cheney [NDR: vice di Bush], colpo di tosse (i pensieri stanno impestando l'aria)
4) Prendi una pausa
5) Pensa, pensa pensa
6) Roz Chast [NDR: è una affermata vignettista del gruppo di cartoonist permanenti del New Yorker. In pratica un modello creativo nel suo genere. Nell'intervista precedentemente concessaci da Thompson - su Balloons in questo post - l'autore aveva manifestato tutta la sua ammirazione per lo stile delle illustrazioni celebre magazine americano]
7) Gary Larson [NDR: questo no, ci rifiutiamo di spiegare chi è, qualcuno non lo conosce? Continuiamo a farci del male]
8) Digrigna i denti
9) Grrrrrr….
10) Che accidenti…?
11) Hai allucinazioni
12) Fissa il vuoto
13) Usa il tuo terzo occhio [NDR: spassosa citazione di noto concetto filosofico new age]
14) Nulla
15) Googla un'idea comica [NDR: l'inglese tende a creare verbi da qualsiasi nome, anche nuovo]
16) Già al punto sedici?
17) Raggiungi il Nadir della creatività (in astronomia è il punto diametralmente opposto allo Zenit, ovvero il
più basso)
18) Rimangono solo due passaggi
19) Disegna un fumetto divertente
20) Ecco! Grazie a Dio per i termini di consegna.
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mercoledì, marzo 19, 2008
Le strip di Donald Soffritti su Topolino (2)
Seconda parte del racconto di Donald Soffritti (trovate la prima parte nel post dello scorso venerdì), dedicata alla fase di ideazione e disegno delle strisce. Tre versioni per striscia, anche le chine stavolta.
Va bene lasciargli ancora la parola, ma un'impressione da appassionati del genere vogliamo darla. La formula scovata da Soffritti è molto originale e davvero è notevole la bravura nel creare qualcosa di nuovo ancora muovendosi nel filone Disney. Lo stile grafico è splendido, "tagliato" in modo stravagante. La sintesi micidiale, al meglio della tradizione delle comic strip. Allo stesso tempo tutto appare molto moderno.
Grazie ancora Donald.


Di solito loro mi girano l'argomento legato o ad una rubrica o ad una letterina giunta in redazione sulla quale io cerco di tirare fuori qualcosa di carino. A volte è difficile però è sicuramente molto stimolante e costruttivo.
Mi mandano le cose per tempo. All'inizio siamo andati un po' di corsa, però vedo che adesso ho sempre più tempo a disposizione. Per esempio ho consegnato le strip del numero 2721 [ndr. 22 gennaio] il 2 di gennaio e per il 9 devo consegnare quelle del 2722 più dei disegni per i redazionali. Andando avanti sarà sempre meglio, anche perché Topolino di media è sempre avanti 3 o 4 numeri rispetto all'uscita e non potrebbe essere altrimenti. Anche per la redazione, preparare tutti i redazionali, i servizi fotografici ecc., occorre tempo.
Ragiono le strisce sul tema propostomi dalla redazione. In linea di massima cerco di restare sui personaggi di PP8 ma se mi viene in mente una gag con gli "adulti" la faccio senza problemi. Diciamo che spazio nell'universo Disney dando tra l'altro più varietà alle strip.
Per adesso resto sui paperi, sicuramente più adatti a gag divertenti, però non escludo di giocarmi qualche personaggio di Topolinia nel caso mi venisse in mente qualche scenetta mirata. Insomma, ho carta bianca anche sulla scelta dei personaggi.



Di solito lavoro sulle strip prima a mò di concept grafico che spesso faccio direttamente con il computer e tavoletta grafica, passaggio che mi evita di scansionare un eventuale matita ( tutte scorciatoie per recuperare tempo prezioso per il definitivo che è molto elaborato ). Il concept è molto schizzato, fatto di ingombri, sagome con il becco e niente più.
Se necessario faccio anche qualche schizzo a matita. Su un foglio a parte invece comincio a buttare giù il testo, a girarlo, a sintetizzarlo frase su frase fino a che non raggiungo una formula che funziona bene. Mi ripeto, tre vignette o due sono veramente poche per raccontare una piccola storia. La sintesi spesso è molto dura da raggiungere, soprattutto per quelle legate alle posta che devono essere attinenti con l'argomento e il concetto della letterina stessa.
Successivamente stampo il concept della strip in scala 1:1 e sulla traccia faccio il definitivo a matita che inchiostro in seguito. Gli ingombri delle vignette sono standard, nel senso che sono sempre quelli. A seconda dei casi posso semplicemente restringere in altezza il ballon dell'emoticon nel caso quest'ultima abbia bisogno di più spazio.
Le strip in scala 1:1 le intendo come mio originale non come stampa. L'originale è circa il doppio. Con tutto che riuscirei anche a disegnarle in dimensione stampa...è a inchiostrarle a pennello che diventa un delirio! :)
[tutte le strisce e le immagini sono © Disney]
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venerdì, marzo 14, 2008
Le strip di Donald Soffritti su Topolino (1)

Con l'edizione di "Topolino" del 19 dicembre 2007 (n°2717, un'istituzione in edicola) sono state introdotte una serie di novità nella grafica, nuova di zecca, e nei contenuti. Ha cresciuto generazioni di lettori ma anche per questo piccolo colosso la battaglia editoriale è diventata dura, la concorrenza di nuove distrazioni e intrattenimenti infinita. Qualcosa bisogna inventarsi per riguadagnare lettori.
Tra le innovazioni una in particolare ha attratto la nostra attenzione. Sfogliando il giornale si possono trovare delle comic strip, assolutamente nuove e create appositamente per l'attuale versione del giornalino.
Le strisce sono sempre esistite nella tradizione della Disney americana. Non sono mai state al centro dei propri interessi ma nella sua universalità la grande casa non poteva trascurare le pagine di comic strip, non fosse altro per l'ulteriore popolarità che i suoi personaggi classici avrebbero guadagnato. Donald Duck e Mickey Mouse, disegnati e sceneggiati da diversi autori, sono familiari ai lettori dei quotidiani USA sin dalla prima metà del '900. Di Paperino nella splendida versione strip curata da Al Taliaferro abbiamo parlato in un precedente post dedicato ai rapporti tra cartoon e strisce.
La vera sorpresa è trovare strisce originali su Topolino. La Disney italiana con la sua lunga storia, la creativa e rinomata nel mondo produzione autoctona, non ha quasi mai lavorato su questo genere di fumetto.

La nuova serie è ideata e disegnata da Donald Soffritti. Di questo autore abbiamo già parlato mostrandovi qualcosa della strip Kico realizzata in collaborazione con lo sceneggiatore Daniele Brolli.
Per raccontarvi qualche retroscena delle strip su Topolino una volta tanto ci mettiamo da parte. Molto meglio dare la parola direttamente all'autore intervistato da Umberto Randoli. Donald è stato di una gentilezza squisita e per i lettori di Balloons ha offerto una chicca in più. Vedrete infatti anche i bozzetti e nel post successivo pure le chine di alcune strip. Comodi, seduti e attenti quindi: abbiamo la vicenda ma anche la storia disegnata di alcune singole strip.

L'impegno che mi sono preso con Topolino ha un ritmo alquanto elevato, l'appuntamento settimanale è duretto per la mole di lavoro che devo fare però mi sto divertendo molto.
Allora, io sono stato chiamato quando l'idea delle strip era già stata partorita, e se non ho capito male credo che l'idea sia stata di Valentina De Poli [ndr: il direttore responsabile di Topolino].
Mi dissero che volevano fare delle strip a tre vignette ( già calcolate per lo spazio a disposizione) dove l'ultima doveva essere preceduta da una onomatopea.
Da lì la mia idea di utilizzare l'emoticon così come la vedete. Le emoticon sono ormai di uso comune e ho pensato che utilizzarle anche nel fumetto fosse una cosa carina...


Già l'avere introdotto le strip e avermi dato carta bianca a livello grafico è un buon punto di partenza, ma c'è tanto da fare ancora. Certo, devo creare le strip legate o alla posta o alla rubrica della scienza
con tematiche prestabilite, però per adesso va bene così. A parte le prime iniziali, poi, a venire, ce ne sono anche di più carine e divertenti...tra l'altro non scrivevo più da un sacco di anni!
In futuro l'andamento delle strip sarà anche verticale togliendo una vignetta. Quella sulla fisica con Nonna Papera sul giornale è andata a due vignette in verticale ma in realtà era inizialmente a tre. La battuta
reggeva tranquillamente anche a due ed è stata una fortuna perché in quel numero avevano problemi di spazio. Lo sviluppo verticale è una variante della strip: l'unica cosa che cambierà per me è pensarla a due vignette (sempre più difficile!), questo però me lo dicono sempre per tempo, ovviamente. Le dimensioni sono e saranno sempre le stesse.
[tutte le strisce e le immagini sono © Disney]
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mercoledì, aprile 18, 2007
Come nasce una striscia (14) Pearls Before Swine
Giuseppe Scapigliati ha detto "un sacco di lavoro lo fanno i Fantasmi e che fantasmi", Vero, verissimo. Anzi il fantasma nel caso della Johnston è ben visibile e in carne. La bozza della striscia, una volta delineati soggetti, tempi e battute viene portata ("moves" dice la Johnston, e il verbo inglese riporta una sottile ironia) nell'ufficio affianco dove una certa Laura, fantasma dai capelli biondi, sgobberà sul lettering (fatto a mano), sul disegno degli sfondi e traccerà i quadretti. Il retroscena a cui accennava Giuseppe: molte strip vivono del lavoro oscuro di eccellenti disegnatori. Non solo, alcune tra le più famose hanno anche dei gruppi di sceneggiatori e inventori di gag. Nascono da un vero e proprio lavoro di squadra, dove l'autore, il nome conosciuto, allo stesso tempo è quello che tira le fila di tutto e il marchio che identifica agli occhi del pubblico il prodotto (non così ad esempio per Schulz che manteneva il controllo di tutto, ma è la norma per grandi strip come B.C. o Beetle Bailey). Questo non avviene solo negli USA. Anche in Italia, pur non raggiungendo il fenomeno le dimensioni americane, diversi cartoonist arruolano qualche inchiostratore.
Si dirà: bella la vita così. In realtà per reggere a una certa serialità e alle scadenze non se ne può fare a meno e comunque il prodotto rimane abbastanza artigianale.
For Better or For Worse è una striscia molto "disegnata". Dopo aver visto quanta meticolosità viene dedicata a tutte la fasi della creazione, qualcuno dirà: non può essere tutto sempre così elaborato, che succede nelle comic strip dal disegno più minimalista e semplice? E qui arriva la questione messa in evidenza nei commenti da Makkox (alias Chris Osmoz, a proposito, tenetelo d'occhio, qui su Fly e qui su Canemucca, il baldo fornicatore di paperi e vate delle mosche ha talento). La scrittura è importante. Le strisce dall'estetica più semplificata (posto che fare cose minimaliste per bene non è affatto semplice) vivono di dialoghi micidiali, con tempi perfetti e soprattutto, quello che più conta in una comic strip, con una fusione magica con il disegno. Un po' come nella vita comune, dove, lo si voglia o no, la bellezza conta e chi non la possiede deve giocarsela diversamente.
L'esempio più attuale viene dal grande successo di Pearls Before Swine. Stephan Pastis disegna con trovate simpatiche ma in modo elementare, persino con qualche consapevole strafalcione e alcune cialtronate. La forza della strip sono i dialoghi esilaranti, modellati e tagliati con un ritmo perfetto e poi cuciti magistralmente in scenari austeri con i suoi pupazzetti. Nella prefazione della sua ultima raccolta "Lions and Tigers and Crocs, Oh my" racconta il making of di una sua strip. Qui sotto i fogli con cui è stata elaborata.


Sembrerà incredibile ma dentro c'è il layout della striscia (è una sunday comic su otto quadri, ognuno è segnato dai cerchietti scarabocchiati). Strano modo di lavorare. Come rivela Pastis, c'è un logorante, quasi compulsivo, scrivere e riscrivere, studiando e rivedendo dialoghi e battute più volte. Quasi indecifrabile e infatti l'autore ammette che deve iniziare a disegnare la strip subito dopo, altrimenti lui stesso si perderebbe in tutto quel casino. Ha già in testa i rapporti di spazio tra testo e disegno. Alla fine per un quadretto (il sesto stretto sotto) sceglierà la più breve delle alternative, proprio in funzione dell'area disponibile.
Questa sotto è la striscia risultato degli appunti. Per gli esegeti più accaniti, indichiamo giusto alcuni degli infiniti ripensamenti che si possono notare dagli appunti. Inizialmente tutta la scena doveva ambientarsi diversamente, Zebra doveva stare in casa davanti alla TV con i coccodrilli molesti alla finestra. Il dialogo era più lungo (tipico: chi scrive sa che poi in seconda stesura si finisce per tagliare), Zebra contestava anche che era impossibile mettere l'aereo dietro il bidone dei rifiuti e i "crocs" idioti replicavano che il bidone era enorme (o che l'aereo era piegato). Ma tra poco capirete meglio.
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Piccolo aiuto - omaggio di Balloons - per comprendere, anche perché ci consente una piccola digressione sul tema delle traduzioni delle strip (e questa è una di quelle tavole toste, proviamo misericordia per chi avrà il duro compito di scegliere le parole italiane da mettere nei balloon).
I coccodrilli, Crocs, sono ossessionati dall'appetito per il vicino di casa di Zebra. Cercano da sempre di intimorirlo (naturalmente a parole), è uno dei tormentoni di Pearls. Parlano un inglese con accento russo, decisamente sgrammaticato (un po' come quando gli autori nostrani si divertono maltrattando l'italiano). Come per tutti i non anglosassoni il difetto più ridicolo (ed è proprio quella cadenza che fa sorridere i madrelingua) sta nella riproduzione delle vocali brevi tipiche dell'inglese. Pastis allora fa suonare nella scrittura le parole per riprodurre questo accento.
[primo quadro] Okay, vicino zebra, basta con gli scherzi, noi coccodrilli comprare
un jet F14 supersonico, così arrenditi ("geeve up" uguale "give up") o affronta le conseguenze (conseekences,spelling da brivido). Mostratemi l'aereo, replica Zebra.
[secondo quadro] È nel cortile dietro ("ees" uguale "it is" pronunciato scorretto e lungo senza il pronome). Riesco a vedere il vostro cortile, non è li, è la risposta di Zebra.
[terzo quadro] Crocs: È dietro il bidone dell'immondezza. Zebra: Seeeh, quegli aerei sono probabilmente alti circa venti piedi, non credo proprio.
[quarto quadro] Okay, bene, tu vuoi verità, mister tipo sveglio? Aereo invisibile (solito gioco delle "ee" per dare il suono della "i" lungo). Zebra: Ohh, beh, non avevo considerato questo, così neppure voi potete vederlo?.
[quinto quadro] No, non possiamo ("we no can", roba da doppia matita rossa). Zebra: Così se anche volete volarci non potreste perché non riuscireste a trovarlo?
[sesto quadro] Bingo, non possiamo volare su nulla, esplode uno dei crocs (su questo Pastis ha fatto mille correzioni fino ad arrivare a questo inglese strapazzato, Nutheeng uguale nothing ma c'è anche probabilmente un gioco di suoni con Nut parola che indica più o meno "balle").
La sunday fa ridere per il progressivo incartarsi dei coccodrilli nelle argomentazioni, goffi nel loro presunto travestimento da top gun, ma è fulminante la battuta finale dopo la pausa in cui [nel settimo quadretto] si guardano negli occhi. Purtroppo non rende in italiano. "Me was debater een high school" significa "ero un argomentatore al liceo" ma detto così non si capiscono le mille sfumature. Innanzitutto "debater" è una parola molto elegante e nel contesto della frase terribilmente sgrammaticata è una bomba. Poi in realtà non ha equivalenti veri nella nostra lingua. "Debater" uguale "persona che partecipa ad un dibattito", la sintesi come "argomentatore" non rende perchè non esiste ruolo così, riconosciuto dalla lingua italiana.
Con una spiegazione così lunga ovviamente non fa ridere. Nella sintesi inglese fa sganasciare perché rende al volo l'idea di "persona che si distingue per i brillanti interventi nel corso di discussioni e dibattiti".
Vi abbiamo già detto che una lingua è anche un modo di pensare? Beh, è anche un modo di ridere.
[Lions and Tigers and Crocs, Oh My!: Pearls Before Swine Treasury by Stephan Pastis, Paperback - Sep 1, 2006, reperibile su Amazon per $11.53, trovate inoltre "Perle ai porci" su Linus di questo mese]
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giovedì, aprile 12, 2007
Come nasce una striscia (13) - For Better or For Worse

For Better or For Worse ("Nel bene e nel male") di Lynn Johnston è una tipica striscia per famiglie. L'angolazione narrativa è femminile, o meglio, molto materna. È una di quelle strip che catturano milioni di lettori dei quotidiani con il meccanismo di identificazione. Ci si appassiona alle vicende dei Patterson, una famiglia larga e ben assortita di personaggi. Nonni, cani, gatti e conigli inclusi. La Johnston è al momento la donna con più successo in questo mestiere (la sua strip appare su circa 2000 giornali). Ancora però non è conosciuta in Italia, la sua strip non è mai arrivata sui nostri giornali.
È una "continuity strip" nel senso che le situazioni si evolvono con il tempo. Regala più sorrisi che risate tonde. Del resto, come l'autrice stessa ha dichiarato, non è ricercata tanto la gag giornaliera, che pure non manca, quanto la riflessione, un pensiero con delicata ironia sulle mille trappole e difficoltà della vita in famiglia. Il disegno, del genere semi-realistico, è alquanto raffinato con una composizione di quadri e scenari ben bilanciata ed elegante. Non potrebbe essere diversamente visto il lungo percorso professionale attraversato da Lynn Johnson nell'ambito dell'illustrazione e dell'animazione prima di arrivare alla nascita della strip nel 1979. (per maggiori dettagli vi rimandiamo al vasto e divertente sito ufficiale di For better or For Worse).

Pur non essendo, per quanto ben disegnata e costruita, una di quelle strisce che ci fa impazzire, ne parliamo per segnalarvi e consigliarvi la visione di un innamorato, lunghissimo e davvero dettagliato "making of a comic strip" presentato nel sito ufficiale. Per il lettore che non immagina cosa ci sia dietro a quei pochi secondi di lettura e per chi magari è abituato a buttare giù un po' più frettolosamente la propria striscia può essere impressionante vedere come lavora un professionista e la quantità di dettagli curati sul lungo percorso che porta ai quattro quadretti finali. La Johnston, con un adorabile look da pacifica signora del supermercato sotto casa, parte dalle riflessioni sul divano con un quaderno di appunti (con, essenziali, caffè, snack e cestino per i fogli appallottolati), e poi via attraverso disegno, inchiostrazione, varie revisioni e trasmissione ai syndicate. È in inglese ma fate uno sforzo: si segue bene grazie anche alle foto.
Dedichiamo questa puntata di "Come nasce una striscia" anche a quei lettori che immaginano che le strip sbuchino fuori come i funghi dopo la pioggia, forse un po' alluvionati e imbastarditi nel gusto dall'eccesso di offerta dei cosiddetti web comics. Certo ci vogliono otto o dieci secondi per leggerle ma, credeteci, non sono quattro quadretti e via. Dietro le buone strip c'è il colpo fulminante di talento ma anche un lavoro maniacale di cura dei dettagli e di revisione. Sul web forse si può vivere con il talento (sempre che ci sia). Ma se si aspira un giorno a lavorare per altri (un editore, un giornale) sarà meglio dare una ripassata alla sequenza della Johnston.
Link:
Sito ufficiale: www.fborfw.com/index.php
The making of a comic strip : www.fborfw.com/features/makingof/index.php?page=intro
[Grazie all'amico Cius, www.quiff.it/, per la segnalazione della pagina]
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sabato, gennaio 20, 2007
Come nasce una striscia (12) - Eriadan
Prosegue con Eriadan la serie dedicata al dietro le quinte delle comic strip. Un disguido postale dell'era di Internet, una casella mail abbandonata senza dir niente perché affogata dallo spam, e il distrattissimo Paolo Aldighieri arriva solo ora. Eriadan è un piccolo fenomeno, oggetto di un culto incondizionato nella rete. La striscia apparve la prima volta su un weblog di Splinder l'undici dicembre del 2003. Nessuno in Italia pensava in quel tempo a un diario-blog tutto a fumetti. Da allora le centinaia di lettori sono diventate migliaia, sono arrivate quattro raccolte, un sito-blog ufficiale http://www.eriadan.it/ e il tratto di Paolo si è raffinato ancor più (anche se confessiamo una grande simpatia per il disegno un po' più ruvido delle prime strisce). Ci onoriamo, assieme a Antonio Sofi che cominciò con un post su Webgol, di essere stati tra i primi a parlarne dedicandogli una scheda sui Ragnacci.
Eppure tutto nacque un po' per caso e lo stesso Paolo all'inizio non immaginava tutto questo. In uno scambio di idee prima della recensione ci raccontò:
"Amo disegnare e penso questo traspaia. Le strip sono comode. Inutile dire che a me piacerebbe disegnare fumetti. Storie lunghe, magari d'avventura. Ho in mente un sacco di vicende che vorrei sceneggiare e poi concretizzare. Il tempo, però , ahimè è tiranno e per tale motivo le band dessinée sono un buon compromesso per conciliare la scarsità di tempo con la possibilità di essere creativi e tenermi allenato nel disegno."
Il ripiego, la voglia e il piacere di disegnare, il talento si sono trasformati in una dipendenza verso la strip, per lui e per i suoi affezionatissimi lettori che ogni giorno lo vanno a cercare. Forse Paolo oggi vede diversamente il genere "striscia". Ma questo è un po' il destino delle comic strip. Nascono per caso.
Gli cediamo con piacere la parola.
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Lo spunto avviene in qualsiasi momento della giornata. E' come avere una parte del cervello sempre accesa a rileggere quel che succede in chiave fantasiosa e metaforica. Questo tipo di gioco lo faccio da sempre, anche da prima di disegnare strip. Magari è una frase che dico, o un commento che sento, cerco da subito di immaginare come lo disegnerei. Ovviamente la traduzione di un idea in strip passa attraverso varie possibilità tra cui scelgo quella che più mi convince o che meglio, come immagine o situazione, riesce a descrivere il pensiero che ho in mente.
Dal momento in cui viene l'idea la fisso in vari modi: se sono sul lavoro mi mando una mail con su scritto "spunto", se sono in giro registro un memo vocale sul cellulare (memo che la metà delle volte risulta poi indecifrabile ma vabeh :) ) e se sono a casa me l'appunto su un foglio con uno schizzo o una frase.
Di solito non realizzo mai la sceneggiatura e quando disegno lo faccio di botto che tanto il santo PC poi mi aiuta. Non ho una striscia originale disegnata fatta e finita sul foglio. Molto spesso, per ottimizzare gli spazi, incastro i disegni e poi, photoshop alla mano, li ritaglio e gli assemblo. Il disegno consta in due step, la costruzione dei personaggi a matita leggera leggera e poi un ripasso, sempre con la stessa matita, ma calcando la mano: una specie di chinatura con la fortuna di poter tornarci sopra colla gomma quando sbaglio. La micromina è una 2H e il foglio rigorosamente fabriano F4 liscio.
Dopo la scansione in scala di grigi si passa alla fase di editing, un montaggio molto simile, penso, a quello che si fa nei film. In questa fase l'idea base della striscia può anche venire ampiamente rivoluzionata. Quello che cerco di fare, solitamente, e di vedere cosa posso togliere e limare per rendere più limpida la comprensione di quello che voglio esprimere. I disegni vengono arrangiati in sequenza e, dove serve, copio ed incollo parti di disegno (sopratutto elementi scenici come monitor di PC). Vengono poi aggiunte le gabbie e le matite vengono fatte risaltare con opportuni contrasti di livello. Appena questo lavoro è finito scrivo i testi dove dovrebbero andare e siccome, il più delle volte, non ci stanno dove li ho pensati, riduco le frasi
e cerco di stringare al massimo il periodo perché risistemare la gabbia e il disegno sotto è una cosa che trovo odiosa :). Appena i testi sono pronti ci disegno attorno i balloon e, per finire, grazie all'ausilio della
tavoletta grafica, passo con dei grigi scuri sul disegno per dare l'effetto acquerello e introduco dei gradienti bianco-nero per equilibrare graficamente la striscia. Fatto questo la salvo, la carico sul sito e fuggo a letto. Va detto, però, che ogni striscia, alla fine, ha una storia a se stante. In fase di realizzazione mi succede spesso che mi sembra manchi qualche cosa che focalizzi l'attenzione. Per questo, quindi, a volte introduco il colore, altre volte, guardando i balloon, mi viene in mente di modificarli per vedere di riuscire a renderli più funzionali a dare il messaggio. Altre volte mi verrebbe d'aggiungere una animazione funzionale alla strip ma poi mi rendo conto che non so usare il flash e che animare col photoshop è un lavoraccio odioso.
Passo finale il salvataggio, il caricamento della pagina web e poi a dormire.
Ecco qui tre step del making off della striscia del 19 gennaio. La prima sono solo le matite acquisite in scala di grigi.
L'idea era di immaginare il mio Prospero come un mago capace di fare incantesimi e fargli lo sguardo che scioglie. Ovviamente la striscia m'è venuta in mente quando lo stavo guardando le prime volte e vedevo quei suoi due occhioni enormi e luccicosi che mi facevano "sbrodolare". In testa avevo l'idea ancora non ben definita e pensavo di mettere i testi in un altra maniera ma, rileggendo la striscia, mi rendevo conto che c'era qualche cosa, nel flusso, che non andava. Se, nella seconda vignetta, infatti, prospero diceva "sguardo
che scioglie" e poi si vedeva me intero e solo nella vignetta successiva la macchia "Paolesca" per terra la vignetta risultava con un ritmo pessimo e poco comprensibile. Per questo, in fase di lavorazione ho riflettuto la seconda e la terza vignetta in quanto rendeva meglio il susseguirsi degli eventi: 1) io che mi avvicino; 2) il gatto che fa l'incantesimo 3) io sciolto che dico "che amorino" 4) il gatto sorpreso per la forza del suo potere.

Come era pensato all'inizio il disegno di questo schema non era proprio fattibile. La fase finale poi sono solo le colorazioni, l'aggiunta dei balloon e il fondo grigiolino perché la striscia mi pareva un po' vuota. Il rettangolo grigio, infatti, mi serviva per bilanciare la macchia colorata di Prospero sulla sinistra. Non credo fosse necessaria ma mi gustava di più in questo modo l'equilibrio della striscia.

Ecco, qualche cosa di analogo succede su tutte le strisce.
Eriadan
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domenica, dicembre 17, 2006
Come nasce una striscia (11)
RX autore della omonima spassosa strip (vedi la scheda sui Ragnacci del web).
Tram (alias Federico Tramonte), autore di Giast (Federico mettiti a disegnare e a tirare fuori strisce, potresti fare di più, lo dice anche la maestra).
Condre', autore di Acid Street) una continuity strip che per noi è un istituzione, forse la saga più lunga che esista sul web (vedi anche per lui la scheda).
Infine Zetabò, creatore di una delle strip più stravaganti, Sheeppard, che seguiamo con simpatia e fatica (già seguire come soggetto una pecora spaziale antropomorfa partita dentro un apestar non è proprio facilissimo, al passo di una alla settimana è dura, presentati anche tu dalla maestra che più o meno deve dirti le stesse cose).

Le idee mi vengono di botto, spesso sono suggerite da situazioni che mi succedono, a volte mi blizzano in testa prima di addormentarmi. Ovunque io sia devo munirmi in fretta di carta e penna perché sennò nel giro di pochi minuti ricordo di aver avuto uno spunto ma non ricordo quale. Scrivo così ovunque, su fogli sparsi, su appunti dell'università, su fogli di giornale che
poi strappo e raccolgo in un quaderno. Di solito ho già in testa le quattro vignette della strip che andrò a realizzare. Quando ho intenzione di fare una saga invece mi metto a tavolino e raccolgo i vari spunti cercando di collegarli con un filo logico, è più facile farlo che spiegarlo...
:) Quando ho un po' di tempo libero prendo poi carta, matite, chine e realizzola strip vera e propria.
Per me è naturale farlo, spiegarlo non è così facile...
:)RX http://www.rxstrip.it/index.htm

allora.. a ben pensare le mie strip nascono mentre sono in viaggio: in macchina per andare al lavoro o in treno per andare chissà dove. Appena mi arriva la folgorazione.. beh.. non faccio proprio nulla: continuo a rigirarmela in testa. Se mi resta in mente almeno per un giorno allora la butto giù, altrimenti vuol dire che non ne valeva la pena (tecnica decisamente pericolosa: capita discretamente spesso che mi dimentichi pure le strip buone!! :) ).
saluti a tutti!
tram giast.splinder.com/

Per quanto mi riguarda la striscia nasce spesso come ispirazione. Un'idea o esperienza divertente, che mi sfido a riassumere in un botta e risposta. Più raramente è sceneggiatura, o variazione a tavolino. Nel primo caso, a volte la annoto su carta, in attesa della vera e propria realizzazione ...
A sinistra la paginina di schizzi a caso da cui è nato Acid Street, in una notte alcolica e burrascosa. Una curiosità triste è che questa immagine è tutto ciò che mi rimane di quel blocchetto. E' sparito dentro ad un giubbotto, che mi hanno rubato un paio d'anni fa mentre ero a ballare...
ciao, Condre' acidstreet.splinder.com

Può venirmi in mente a caso in un qualsiasi momento, e allora scrivo due parole chiave su un pezzo di carta. Oppure se sono indietro mi sforzo di immaginare una situazione finché non trovo che sia buffa. Dove: bloc-notes o vecchi quaderni a quadretti. Forma: dialoghi oppure in 3a persona o schizzi. La bozza più avanzata invece è una mini-striscia a matita nell'angolo in basso a sx dello stesso Fabriano F4 su cui poi disegnerò la striscia completa.
ciao Zetabò sheeppard.splinder.com
Etichette: come nasce una striscia, Strisce Italiane
venerdì, dicembre 08, 2006
Come nasce una striscia? (10)

[le tavole di Totaro appaiono per gentile concessione di Comix, www.comix.it]
Dopo la presentazione di ieri di Nirvana proseguiamo la serie di post dedicati alla nascita della striscia. Oggi vi portiamo sul tavolo da disegno di Totaro con gli schizzi in anteprima destinati prossima raccolta, Nirvana Libro Quinto, in probabile uscita il prossimo mese di maggio 2007 (pare che ci sia una bella gara tra Tot e la Comix per chi riesce a essere più tardivo). Lasciamo a lui parola e matite.
È una sequenza dove il maestro fa scherzi di Halloween agli adepti. Vi compare tra l'altro un cane da pet-therapy di nome "Himmler" (potete immaginare quanto terapeutico) introdotto nel quarto libro. Altro particolare notevole, ad un certo punto vedrete una striscia bocciata e poi riveduta. Altri dettagli sull'ideazione e gli studi preparatori delle tavole li trovate in questa pagina di www.nirvanacomix.com .
Gli schizzi sono abbozzati molto in piccolo e per poterli vedere un po' meglio al massimo delle dimensioni consentite dalla risoluzione del vostro schermo dovete fare clic sulle immagini, si aprirà l'immagine in una nuova finestra.
Tot
Etichette: come nasce una striscia, Nirvana
mercoledì, dicembre 06, 2006
Come nasce una striscia (9)

Bella domanda! E altro che due righe! Mi verrebbe da rispondervi paginate di roba. Ma visto che è giusto essere concisi...
Credo che l'idea sia tutto; e l'idea, spesso, è la chiusura. In questo senso, inevitabilmente, come non accodarsi al grande Schulz? Il resto -aprire, sviluppare- è un po' un lavoro di pinza e martello che precede il fulcro della strip. Personalmente le idee, sia libere che su tema obbligato, mi vengono quando la testa può andarsene per i fatti suoi...tipico è il lungo viaggio in tram o meglio ancora la corsa in vespa per Milano, ma mi è capitato, eccome, di alzarmi dal letto per annotare qualcosa!
L'immagine che mi è sempre sembrata calzante è quella di una sorta di "occhiali virtuali" che ti fanno vedere un certo lato particolare delle situazioni della vita di tutti i giorni e che te le suddividono in quella affascinante sequenza di tre-quattro quadri che è il cuore del nostro disegnare.
Quando l'idea è arrivata inizia un po' di "mestiere" per ricamarci intorno una strip intera. Io disegno un canovaccio su una moleskine -che fa un po' cool che non guasta mai- e poi si va al definitivo: Fabriano A4 tecnico 6, matita 2H, rapidograph 0.5 e 0.8 (usa e getta ovviamente, con quelli "veri" annegavo nell'inchiostro...) e poi Photoshop, con il suo "LetterOMatic" e , qualche volta, Illustrator, fanno il resto.

Tanto per smentire subito la profonda teoria che ho appena esposto, vi invio il "making of" di una strip che va per tutt'altra strada: avevo tutto lo sviluppo e non riuscivo a decidere la conclusione...una consultazione fra amici ha partorito tre finali (frutto di sapienti copia e incolla e leggeri ritocchi, non sia mai che mi rimetto a disegnare). Si può notare che il finale deciso inizialmente nella bozza non ha visto neppure la luce...




Un saluto affettuoso e un grazie per BALLOONS!!
Gab
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